Il diritto di recesso da parte del consumatore può essere esercitato per un periodo di 12 mesi e 14 giorni in alcuni casi.
Frida ti sei bevuta il cervello? Il diritto di recesso previsto per legge è di 14 giorni!
Vero, ma a volte può allungarsi di molto, quando le condizioni generali di vendita sono un puzzle di copia e incolla da altri siti.
Non ci credi? Seguimi che ti spiego tutto con un caso realmente accaduto.
Il caso
Una coppia di privati acquista un impianto fotovoltaico da installare sul tetto della propria abitazione, per la somma di € 24.990,00.
Per far fronte all’investimento, ricorre ad un finanziamento con una società finanziaria.
Firmati tutti i contratti nel novembre 2014, il finanziamento viene erogato e l’impianto viene consegnato e installato.
Dopo alcuni mesi, a marzo 2015, la coppia decide di recedere dal contratto di acquisto dell’impianto, comunicandolo al venditore e, di conseguenza, smettendo di pagare le rate del finanziamento.
La società finanziaria, dopo vari solleciti a vuoto, si rivolge al giudice per ottenere un’ingiunzione di pagamento.
L’ingiunzione di pagamento è un procedimento veloce che permette, a determinate condizioni, di ottenere un ordine di pagamento del giudice (con efficacia di titolo esecutivo) senza nemmeno sentire il debitore.
Per contrastare un decreto ingiuntivo è data la possibilità al destinatario di fare opposizione e di attivare, così, una vera e propria causa in Tribunale.
Ed è ciò che hanno fatto i coniugi, sostenendo che la somma non era dovuta perché essi avevano comunicato il recesso dal contratto.
Siccome l’importo dell’investimento era stato pagato direttamente al venditore dell’impianto, la società finanziaria ha chiamato in giudizio anche il venditore, chiedendogli di restituire la somma finanziata nel caso il Tribunale avesse dato ragione ai coniugi.
La sentenza è molto lunga e articolata nelle motivazioni e nelle varie eccezioni sollevate, ma il punto focale è questo: il Giudice, tra le altre cose, era chiamato a stabilire se il recesso dal contratto fosse valido o meno, essendo stato esercitato 5 mesi dopo la firma del contratto.
Esaminando il contratto di vendita, il giudice si accorge di un errore. Il venditore aveva scritto nel contratto che i 14 giorni per esercitare il diritto di recesso decorrevano dalla firma del contratto, mentre la legge stabilisce che decorrano dalla consegna del bene.
Vabbè una svista, penserai.
Invece questo errore, apparentemente banale, gli è stato fatale.
Infatti esiste nel codice del consumo una norma che stabilisce che se le informazioni date al consumatore sul diritto di recesso non sono fornite in modo corretto e comprensibile, il periodo di recesso termina 12 mesi dopo la fine del periodo di recesso iniziale (quindi appunto 12 mesi e 14 giorni).
Questo errore nella comunicazione delle informazioni sul diritto di recesso ha determinato che il giudice accogliesse le eccezioni della coppia, costringendo il venditore a restituire quanto ricevuto dalla finanziaria con, in aggiunta, il rimborso delle spese legali e gli interessi legali dalla domanda (cioè dal 2015 al 2019 = 4 anni).
(Tribunale di Rovigo, sentenza dell’8/11/2019).
Lesson learned
La percezione che sia più semplice e facile scrivere qualcosa senza tener conto della legge è solo una pia illusione.
Per scrivere un contratto fatto bene, bisogna conoscere a fondo le possibili “trappole” nelle quali si può incappare.
Lo sanno bene i miei clienti che quando ci troviamo alla call di revisione del contratto, durante la quale metto in evidenza i punti critici di ciò che ho scritto, rimangono un pò straniti nell’apprendere certi meccanismi che per quanto possano sembrare assurdi, sono legge indiscutibile e sulla quale non è ammessa ignoranza.
Proprio ieri mi è capitato.
Credo però sia meglio scoprirlo prima, che dopo!
Penso, infatti, che il mio compito non sia solo quello di scrivere un contratto in “legalese” e coordinarlo con la legge, ma anche quello di fornire gli strumenti giusti al cliente per usarlo bene nella propria quotidianità, studiando a fondo il suo sistema di vendita, per non doversi trovare a distanza di anni a dover restituire i soldi ricevuti per una vendita passata, con interessi e spese legali.
Con la legge, insomma, non si scherza! E questo caso pratico ne è un esempio lampante!
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salve. ho attivato (anche se non ho firmato nulla) un abbonamento con una mental coach, mi ha chiesto il pagamento anticipato di questo percorso di 15 incontri. Ma questo percorso personalmente non da benefici e non trovo serenità con questa persona.
sono passati 4 mesi e ho fatto solo 4 incontri. vorrei esercitare il recesso ma non comprendo i termini del suo lavoro. e possibile essendo un servizio online chiedere il rimborso delle 11 sedute rimanenti nonostante siano passati i 14 giorni?
Come ho scritto nell’articolo, il Professionista che non fornisce informazioni dettagliate sul diritto di recesso rischia, come conseguenza sanzionatoria, di vedersi estendere la validità del diritto di recesso fino ad un anno (e 14 giorni). Se questo è il caso, allora il diritto di recesso può essere esercitato anche dopo i 14 giorni. Naturalmente per rispondere compiutamente sarebbe necessario raccogliere tutti gli elementi del caso concreto, nel contesto di una consulenza legale.